17 Novembre 2023 – Anche il private capital chiede proporzionalità. Lo fa attraverso il Consiglio direttivo di AIFI, l’Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt, che si è espresso nei giorni scorsi.
In linea con quanto accade a livello europeo dove nel primo semestre 2023 si sono registrati cali di raccolta, operazioni e investimenti, anche in Italia si è verificata una decrescita in tutti i segmenti del mercato del private capital. Pur con l’inversione di tendenza registrata in ottobre dal Pem (Private Equity Monitor), osservatorio della Liuc Business School in collaborazione con AIFI, sul mercato italiano pesano fattori come la complessità delle modalità di raccolta e un regime fiscale penalizzante. La regolamentazione di Banca d’Italia, che di fatto assimila i nostri gestori alle banche, risulta particolarmente gravosa specialmente per gli operatori di piccole dimensioni. Per questo l’associazione da tempo richiede maggiore proporzionalità e regole non dissimili a quelle applicate nei Paesi europei. “Un elemento che differenzia il nostro modello rispetto al contesto internazionale riguarda l’ambito di vigilanza, che non tiene sufficientemente conto della proporzionalità, gravando con maggiori costi sugli intermediari di minori dimensioni”, ha osservato il Presidente Innocenzo Cipolletta. “La maggior parte dei fondi nasce con piccole dotazioni di capitale e tale condizione andrebbe supportata per raggiungere successivamente una dimensione che sia competitiva sul mercato”. Il rischio è il depotenziamento dell’industria italiana, di cui dovremmo invece agevolare la crescita con un’ampia rete di alleanze internazionali. In tal senso l’associazione sta facendo partire un tavolo di dialogo con il sistema francese per creare sempre più punti di contatto in Europa.