Roma, 22 maggio 2024 – Un’edizione che ha corso lungo la “direttissima” Roma-Bruxelles, la decima del Rome Investment Forum organizzata da FeBAF. Dal palco delle Scuderie di Palazzo Altieri, sono stati diversi i messaggi indirizzati a istituzioni e politica, in un’Italia – che per non incorrere nel declino – è chiamata a declinare adeguatamente il PNRR e in un’Europa che – per non paralizzarsi – prova a tradurre in azione il nuovo Patto di Stabilità e Crescita a due settimane dalle elezioni che disegneranno il nuovo Europarlamento e conseguentemente la nuova Commissione.
“Trasformare il nuovo Patto di Stabilità e Crescita europeo in un vero ‘Patto di Crescita e Stabilità’ – ha detto il Presidente FeBAF, Fabio Cerchiai, aprendo i lavori e richiamando alla responsabilità e all’urgenza di una azione collettiva. Una “call to action” cui devono rispondere tanto la Politica quanto i Privati. “Il tempo è davvero scarso, le esigenze da soddisfare sono davvero tante e dobbiamo metterle in fila per priorità – è il pensiero di Cerchiai – senza sprechi di sorta, né di tempo né di risorse”. Nel contesto economico e sociale in cui viviamo e vivremo “non esistono alternative percorribili ad una solida e costruttiva alleanza tra Pubblico e Privato per orientarsi nell’incertezza che è ormai il ‘new normal’ e costruire società resilienti, meglio attrezzate per contrastare le molte e crescenti sfide che emergono con velocità e intensità accelerate a livello globale e locale”.
“Occorre davvero agire subito”, ha concluso il numero uno di FeBAF, che ha ‘aperto’ alla riforma dei Trattati UE e alla possibilità che l’ingente mole di risparmio diventi, opportunamente incentivato, un volano per realizzare investimenti fisici e sociali di medio-lungo termine come infrastrutture e sostegni all’economia reale, in Europa – all’interno di nuova una Unione dei risparmi e degli investimenti – e soprattutto in Italia.
Sul ruolo fondamentale del risparmio privato per colmare i “gap” di investimenti è tornato il Commissario UE all’Economia, Paolo Gentiloni, nel suo intervento da Bruxelles. Gentiloni ha ricordato la sfida in atto del nuovo Patto di Stabilità e Crescita per i Paesi europei, Italia inclusa: “Da qui all’autunno ci sarà un grosso lavoro di preparazione dei piani pluriennali di spese e investimenti che ciascun Paese dovrà concordare con le istituzioni europee e il nostro invito ai governi è di favorire un ampio dialogo con tutti gli stakeholder nella preparazione di questi piani, incluso naturalmente un dialogo con l’industria finanziaria”. E per colmare il gap di investimenti nella sicurezza e nella transizione verde e digitale – ha detto – “sarà fondamentale innanzitutto il coinvolgimento degli investimenti e del risparmio privato. In questa prospettiva la capacità di innovazione delle imprese sarà decisiva, così come essenziale sarà il ruolo delle banche, sia come erogatori di credito che come intermediari finanziari”.
A proposito del ruolo del governo italiano, in particolare nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha ricordato come il cronoprogramma per gli interventi concordato con Bruxelles sia fondamentale, e gli stessi criteri valgono per la politica di coesione con il programma 2021-2027: “C’è un principio di responsabilizzazione degli enti attuatori, che è una novità inserita nel decreto legge appena varato per il PNRR”. Fitto non ha nascosto le “difficoltà oggettive” che nascono dal fatto che l’Italia abbia scelto di “prendere tutta la quota a debito (150 miliardi), scelta condivisa solo da Grecia e Romania”.
Diversi i messaggi pervenuti dalla successiva tavola rotonda tra i Presidenti di ABI, ANIA e AIFI, le tre associazioni “federate” a FeBAF cui si “aggregano” nella compagine federativa altre nove in rappresentanza del mondo finanziario italiano.
Per Antonio Patuelli, numero uno di ABI, la prossima Commissione “deve definire un disegno centrale sull’Unione bancaria che gli dia un senso”.
L’Unione bancaria – ha spiegato – “ha un disegno centrale parziale che è un po’ invecchiato”, fatto “sulla spinta della crisi. Arrivare a un codice bancario unico che possa favorire operazioni transfrontaliere, alleanze e integrazioni” è l’obiettivo a cui si dovrebbe aspirare nella nuova legislatura, secondo Patuelli, che ha anche auspicato un’Italia unanime nel rivendicare un Commissario economico con rango di vicepresidente, “in virtù del suo peso dimensionale ed economico oltre che del suo ruolo come Paese fondatore dell’Unione europea”. Tra le proposte per il nostro Paese, Patuelli ha fatto quella di un tetto massimo nominale al debito pubblico. “Mettere un tetto solenne” – ha concluso – “produrrebbe un grande vantaggio alla finanza pubblica, darebbe una grande credibilità nei mercati internazionali alla finanza privata e pubblica italiana e farebbe, da quel momento, calare considerevolmente il costo per il servizio del debito”.
Sul fronte assicurativo, Maria Bianca Farina ha auspicato che nel futuro assetto dell’esecutivo europeo trovi spazio un Commissario che abbia “come responsabilità primaria quella di una supervisione di tutta la legislazione e l’attività regolatoria che riguarda il settore”.
La Presidente di ANIA ha anche proposto, a livello italiano, che vi sia un “coordinamento orizzontale di tutto quello che viene deciso nei vari Ministeri” per il settore assicurativo. Anche Farina ha invitato Pubblico e Privato a collaborare: “un’unione di risorse pubbliche e private si può applicare in tutti i settori, primo su tutti quello del welfare, rafforzando la previdenza integrativa e costruendo un sistema di sanità integrativa così come di assistenza ai non autosufficienti”. Serve dunque “complementare le risorse pubbliche, lavorare assieme e non sostituire. Quindi mettere a fattor comune Pubblico e Privato”.
Un appello a favore della patrimonializzazione delle imprese, tema sul quale anche FeBAF è impegnata ai suoi tavoli di lavoro, è stato lanciato da Innocenzo Cipolletta, Presidente di AIFI, il quale ha auspicato che la riforma del testo unico della finanza sulla quale il Governo sta lavorando “preveda misure a favore della capitalizzazione delle piccole e medie imprese”.
L’associazione del private equity, venture capital e private debt chiede di intervenire su più fronti. In primo luogo, è necessario favorire l’investimento di una quota del risparmio gestito verso strumenti di private capital. Inoltre, per coinvolgere gli investitori istituzionali italiani nel sostegno all’economia reale, bisogna istituire uno o più “fondi di fondi”, con “risorse che siano aggiuntive e non sostitutive, come hanno fatto altri Paesi come Francia, Spagna e Germania”. Da ultimo, Cipolletta ha fatto un riferimento ai rapporti Italia-UE, chiedendo al legislatore domestico di “tutelare la competitività dei gestori italiani semplificando il contesto regolamentare per gli intermediari, eliminando interventi di gold-plating rispetto alla normativa europea”.