15 Novembre 2023 – Cinque sfide principali per i soggetti chiamati a finanziare la transizione e cinque raccomandazioni per legislatori e regolatori europei. Sono quelle pubblicate dall’Associazione per i mercati finanziari in Europa (AFME) nel rapporto Sustainable Finance in the EU: Priorities to unlock financing and investment sul funzionamento concreto dell’attuale quadro della finanza sostenibile nella UE, che deve poggiare – si auspica – anche sul raggiungimento degli obiettivi dell’unione dei mercati dei capitali.
Tra le sfide indicate per coloro, a cominciare dalle banche, chiamati a fornire le risorse finanziarie alle imprese, l’AFME segnala la disponibilità dei dati, alcuni aspetti della tassonomia UE, l’efficacia del Green Asset Ratio (rapporto tra asset che finanziano attività allineate alla Tassonomia e le attività totali nel bilancio) e degli altri KPI (key performance indicator), gli obblighi verso il pubblico di informativa ESG (environment, social, governance) riguardanti l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei relativi sistemi di gestione e controllo (c.d. Pillar 3), il funzionamento del regolamento europeo relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (noto come SFDR in inglese). Il documento evidenzia quindi cinque raccomandazioni alle istituzioni per affrontare tali sfide: i) mantenere l’attenzione sulla definizione di tabelle di marcia, sulla riduzione delle barriere normative per la realizzazione di progetti di investimento sostenibili e sulla disponibilità di incentivi all’economia reale per la transizione; ii) garantire che il quadro normativo raggiunga i suoi obiettivi, sia coerente e utilizzabile in concreto; iii) mantenere stabile il quadro normativo e rivedere il suo funzionamento nella pratica, con eventuali cambiamenti concordati con i partecipanti al mercato; iv) garantire che la regolamentazione promuova gli investimenti e non abbia un impatto negativo sulla competitività delle istituzioni finanziarie o delle aziende europee; v) rafforzare il coordinamento internazionale e migliorare l’interoperabilità con altre giurisdizioni chiave.