Dopo le massicce erogazioni di garanzie pubbliche alle imprese fornite durante la crisi pandemica, si prospetta ora la questione di come gestire la transizione verso un’economia che operi riducendo il “back-up” pubblico, cosa inevitabile allo scadere – il 31 dicembre 2023 – del quadro temporaneo europeo sugli aiuti di Stato. Il tema è all’attenzione dei Gruppi di lavoro FeBAF ed è stato al centro di un dibattito durante la presentazione del libro “Più credito per tutti? Vent’anni dal Fondo di Garanzia delle PMI, tra passato, crisi Covid e futuro” (a cura di S. Cocchieri, A. Messina, L. Nafissi) che si è tenuta il 12 gennaio al Senato.
Tra gli interventi, anche quello del Direttore Generale dell’ABI, Giovanni Sabatini, che ha rimarcato come la situazione durante la pandemia – che ha comportato per le imprese una crisi di liquidità derivante dal blocco forzato dell’attività imprenditoriale – fosse in qualche modo meno complessa della situazione attuale. “Oggi, al di là del fabbisogno di liquidità abbiamo anche un problema di solvibilità. Le imprese stanno affrontando complessi processi di riorganizzazione (dovuti anche alle sfide della digitalizzazione e della transizione ecologica) e ristrutturazione, i loro margini sono compressi e questo significa che è sempre più difficile sostenere il servizio dei livelli di debito”, ha osservato Sabatini. L’estensione all’accesso a finanziamenti garantiti previsto dalla riconferma del “Temporary Framework” europeo sugli aiuti di stato a tutto il 2023 è una misura fondamentale, lodata anche da altri relatori. “Tuttavia”, ha concluso il DG dell’Abi, “andrebbe garantita anche la solvibilità dei debiti delle imprese, estendendo le misure di garanzia per favorire rinegoziazioni e l’allungamento dei finanziamenti già erogati”. Cosa accadrà dal primo gennaio 2024 e cosa il mondo delle imprese e del settore finanziario possono proporre sarà oggetto di analisi nelle prossime settimane all’interno dei gruppi di lavoro FeBAF sulla finanza d’impresa.