Budapest, 26 agosto – Si è tenuto l’AFCA Financial Summit Forum 2025, evento internazionale co-organizzato dalla Banca Centrale ungherese (MNB), dall’Asian Financial Cooperation Association (AFCA) e dall’Associazione bancaria ungherese (HBA). All’evento è intervenuto anche il Segretario Generale di FeBAF, Pierfrancesco Gaggi – premiato da AFCA per il suo contributo professionale nel settore bancario internazionale – che ha posto l’accento su alcune prioritĂ strategiche condivise a livello europeo e sulle quali la partnership pubblico-privato (PPP) è indispensabile.
Tra di esse, la protezione dai rischi catastrofali, con riferimento alla recente normativa italiana che introduce l’obbligo di assicurazione contro calamitĂ naturali per le imprese. «Negli ultimi trent’anni le perdite assicurate sono cresciute nel mondo in termini reali a un tasso medio annuo compreso tra il 5% e il 7%», ha ricordato Gaggi. «Eppure, in Italia, con oltre l’80% degli edifici esposto a rischio sismico o idrogeologico, solo il 6% delle abitazioni e il 5% delle imprese è assicurato». Il Segretario Generale di FeBAF ha quindi auspicato che l’approccio italiano – basato su un bilanciamento tra intervento pubblico e iniziativa privata – possa rappresentare un modello anche per altri ambiti legati al welfare, come pensioni e sanitĂ e piĂą in generale per investimenti in infrastrutture sociali: una parte del risparmio europeo potrebbe essere indirizzata verso investimenti a impatto sociale, in particolare in housing sociale, residenze universitarie e strutture per anziani. «Possiamo attrarre capitali privati verso questi settori se lo Stato riconosce un vantaggio fiscale a fronte di rendimenti di mercato», ha concluso. Gaggi ha toccato anche il tema dell’euro digitale, per le necessitĂ di costruirlo “semplice e funzionale, capace di integrarsi nei servizi esistenti” e di contenere – fin dalla fase progettuale – i costi per gli intermediari: secondo uno studio ABI solo per le banche italiane l’investimento IT iniziale supererebbe gli 880 milioni di euro. La nuova valuta dovrebbe, infine, essere complementare – e non alternativa – rispetto agli strumenti di pagamento giĂ disponibili.Â