Bruxelles, 16 settembre – A un anno dal suo rapporto sulla competitivitĂ , Mario Draghi ha aperto – insieme alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – la conferenza “One year after the Draghi Report”. Nel suo intervento ha ribadito l’urgenza di agire: “Un anno dopo, l’Europa si trova in una posizione piĂą difficile. Il nostro modello di crescita sta svanendo. Le vulnerabilitĂ aumentano. E non esiste un chiaro percorso per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno”.Â
Secondo le stime della BCE, gli investimenti annui necessari tra il 2025 e il 2031 ammontano a quasi 1.200 miliardi, in crescita del 50% rispetto agli 800 stimati un anno fa. La componente pubblica è quasi raddoppiata, principalmente per effetto delle spese connesse alla difesa. In questo contesto, ha sottolineato l’ex presidente della BCE, l’inazione “non minaccia solo la nostra competitività , ma la nostra stessa sovranità ”. Tre le priorità richiamate: innovazione tecnologica, sicurezza economica e decarbonizzazione compatibile con la crescita. Su questi fronti, Draghi ha riconosciuto alcuni segnali di avanzamento – dai piani per l’intelligenza artificiale all’aumento della spesa in difesa – ma ha sottolineato che i progressi restano insufficienti. L’ex premier italiano ha poi delineato tre leve operative: un nuovo approccio agli aiuti di Stato, appalti pubblici più strategici e una revisione della politica di concorrenza per settori chiave come difesa e spazio. Sul piano regolatorio, Draghi ha chiesto un’azione più incisiva: “Servono norme semplici e armonizzate, non oneri che rallentano l’adozione delle tecnologie” e ha definito prioritaria la creazione di un vero “28° regime” per permettere alle imprese innovative di crescere in un contesto normativo uniforme, evidenziando l’urgenza di rivedere la GDPR (General Data Protection Regulation). Draghi ha infine rilanciato il tema del debito comune europeo per finanziare investimenti strategici, sottolineando che “l’emissione congiunta non espande magicamente lo spazio fiscale, ma consente di finanziare progetti ad alto impatto, in grado di rilanciare la produttività ”.

