Roma, 18 marzo – Nella UE le regole sono “troppe e troppo frammentate, penalizzano, soprattutto nel settore dei servizi, l’iniziativa individuale, scoraggiano lo sviluppo dell’innovazione, e rallentano la crescita”. Lo ha affermato l’ex-Presidente del Consiglio italiano e della BCE, Mario Draghi, durante una audizione al Senato sul suo Rapporto sul futuro della competitività europea.
“La regolamentazione prodotta dalla UE negli ultimi 25 anni ha certamente protetto i suoi cittadini ma si è espansa inseguendo la crescita di nuovi settori, come il digitale, e continuando ad aumentare le regole negli altri. Non si tratta di proporre una deregolamentazione selvaggia”, ha proseguito Draghi, “ma solo un po’ meno confusione”. Inoltre, rispetto all’introduzione di nuove regole gli Stati spesso tralasciano di adeguare le normative nazionali e nei casi in cui le direttive della Commissione prevedano un’armonizzazione minima, aggiungono a esse altre prescrizioni nazionali che differiscono tra Paesi (cd goldplating). Draghi ha ribadito come le barriere normative al mercato unico equivalgano a “un dazio del 45% sui beni manifatturieri e del 110% sui servizi”. “Non possiamo dunque stupirci”, ha sottolineato Draghi, “se i nostri inventori più brillanti scelgano di portare le loro aziende negli USA, e se i cittadini europei li seguano con i propri risparmi – “500 miliardi solo nel 2024”, secondo diverse stime – “perché l’economia europea non riesce a offrire un tasso di rendimento adeguato”, ha precisato.